He lives of Art, and his own Art is nourished by his love.

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DOCUMENTARY 

Da grande voglio fare il Santo.
Da grande voglio fare il Santo.

A cura di Maria Cristina Torrisi

Vive di Arte, e la sua stessa Arte si nutre del suo amore.

La sua Arte è danza. E’ preghiera.

Ha viaggiato, ha visto, ed è testimone di vita. Una vita che ha voluto consacrare all’Amore, all’Unione, al desiderio di vedere al di là di quell’ “oltre” che non ha limiti, né spazi che confinano.

I messaggi chiave dei suoi preziosi lavori sono: pace, serenità, armonia, contaminazione di energie positive che possono giungere ad una dialettica riconducibile ad un linguaggio universale.

Claudio Arezzo di Trifiletti è l’artista sognante e concreto. E’ cresciuto in città ma ha degustato sempre la natura, immergendosi nella campagna, addormentandosi sotto le stelle. Ama la natura poiché crede alla sua smisurata forza creatrice che è già preghiera. “Continuo a creare, trovo lì la mia preghiera”. E la sua preghiera si rivela anche nell’intimità dei lavori che lo vedono artista mediterraneo: “Un pennello scivola, attraversa, traccia. Linee si incontrano, creano contenitori, corpi si abbracciano, narrano la vita che prosegue”.

Nel suo scritto poetico “Lampedusa” così rivela: “C’è un tipo di intelligenza che valorizza l’esperienza del vivere, “l’intelligenza emotiva”: la capacità di sentire, di commuoversi, di “capire con il cuore”. Bisogna crearsi una fiaba per vivere meglio.

L’artista è uomo prima di tutto, un uomo che non finge, il cui atto eroico è tangibile con la testimonianza dell’autenticità delle opere che realizza: “l’eroe è colui che vive dentro una storia che non fa baldoria, combatte mostri facendo pace, umilia il nemico amandolo, l’eroe non chiede compensi, non vive tra gli incensi, non chiede consensi, ha un cuore che arde, ha un animo dove le parole hanno seguito. L’eroe non lotta per se, ma per quelli che ama, non esiste eroe senza amore” afferma.

L’amore per la Vita, nel senso sacro del termine, lo si ritrova fortemente nei suoi lavori:

“E’ dinamismo cromatico in uno scoppio di colori che riportano ad una dimensione onirica per quel connubio esistente tra mito, filosofia e sogno. Sono infatti questi gli elementi caratterizzanti dei lavori di Claudio Arezzo di Trifiletti che rendono manifeste la pienezza della vita e quelle “magiche visioni” che si contrappongono tra ciò che è reale e ciò che è fittizio.

Volti e figure che si inseguono, si intrecciano, si amalgamano, per intraprendere un cammino, un viaggio anche spirituale. Nei personaggi vi è l’artista, l’animo del “creatore” che si esprime col suo pensiero, libero ed in continua evoluzione, nella costante ricerca della conoscenza di sé. Ed ecco denudarsi, attraverso le sue opere, mettere a fuoco i concetti, la filosofia dell’uomo sapiente che dedica la propria esistenza interamente all’arte per “consegnarsi al mondo” e affidare soprattutto la propria “dimensione interiore”. Attento osservatore di ciò che gli sta intorno, nei suoi lavori emerge l’animo, scevro da ogni convenzione sociale. Emerge lo spirito di chi fugge dall’apparenza per invece dar vita e voce all’essenziale”.

E’ una figura di luce, senza dubbio. Ma vorremmo scoprire qualcosa in più: in quale contesto vive? Come lavora? Quale energia nutre il suo pensiero di affascinante e carismatico uomo? Chi è realmente questo artista definito poliedrico?

Scrive di lui Lavinia D’Agostino: “Trasforma tutto ciò che gli capita tra le mani: da una tv fuori uso a un disco dell’aratro, da un antico anello di famiglia fino all’ultimo ritrovato nel cassonetto. Claudio Arezzo di Trifiletti, diretto discendente dell’antica famiglia blasonata siciliana, è un artista poliedrico.

Intriso di fede cristiana e di una forte spiritualità, vive in una casa che sembra un museo: una grande collezione privata di dipinti, installazioni e tanti ricordi. «La casa per me è nido, protezione, contenitore, calore» racconta accogliendoci. Già sul pianerottolo c’è un grande murales: «Rappresenta l’unione tra l’Oriente e l’Occidente – spiega l’artista – con delle candeline sul Giappone, in memoria del disastro di Fukushima». Sotto ci sono delle pietre, quelle dell’Etna, e anche pezzi di legno e sculture perché l’artista vive in un mondo fatto di connessioni dove nulla è casuale: per la sua arte si fa ispirare dagli oggetti, o meglio, dalle vibrazioni che questi trasmettono, dalla storia che si portano dietro. «Credo molto alle vibrazioni delle terra attraverso le quali siamo connessi con tutto il mondo». Claudio si definisce, più che artista, “strumento”, intermediario di un progetto più alto: «Quando dipingo sono in uno stato di semi-trance, tutto mi è suggerito da sensazioni, emozioni e segnali». Qualunque sia la sua fonte d’ispirazione, nel grande appartamento in cui vive, un quinto piano al centro di Catania, si respira un’energia positiva. Qui tutto è colorato, dipinto, rigenerato.

Claudio Arezzo Di Trifiletti è un uomo dalla sensibilità particolare, forse antica, comunque rara. Dopo un viaggio in India ha capito che doveva seguire la strada dell’arte. Da lì le prime mostre. Prima a Parigi e poi all’Empire State Building di New York dove ha portato il frutto di un lavoro che per 68 giorni ha visto partecipe l’intera Manahttan. Era nato Imprints, il suo grande progetto artistico che mette in connessione il mondo attraverso le impronte lasciate dai passanti. In questi anni ha raccolto impronte in 15 Paesi, tornato a casa le ha dipinte trasformandole in grandiose opere d’arte.

Imprints è solo uno dei tanti progetti che ha portato avanti in questi anni. Mosso sempre dalla volontà di seminare amore e unione, per tre anni ha inviato un pezzo di una stessa tela, insieme ad un messaggio di pace, agli ambasciatori d’Italia all’estero e agli ambasciatori esteri in Italia.

Francesca Cuffari, nella preziosa intervista, utilizza un incipit tanto caro all’artista:

“L’arte è la sua vita e la sua vita stessa è arte, in un rapporto senza soluzione di continuità, in cui l’uomo è <una scintilla dentro un corpo>. Un’espressione tanto cara all’artista catanese riconosciuto nel mondo anche per l’importante attività di comunicazione-contaminazione che lo vede personalmente impegnato.

Ma cosa è per lui l’arte? “E’ una compagna con cui condividere la vita, non una semplice professione da esercitare a tempo. E’ parte integrante. Picasso sosteneva l’idea che l’arte fosse un inganno in grado di raccontare la verità, come dargli torto?”, svela nella sua intervista.

“La mia idea è trasmettere il sentore di un ragazzino che si pone mille quesiti. La mia strada è proiettata alla ricerca del bambino che ho dentro. Perché i bambini sono l’espressione della purezza; non sentono la brama del possesso ma desiderano solo catturare l’attenzione degli adulti. Se diventassi adulto entrerei nel copione della crisi, del grigiume e di quei discorsi all’ordine del giorno. Ma la vera crisi, quella di cui pochi parlano, è la crisi di pensiero: assistiamo a pensieri preconfezionati e senza contenuto, noiosi”.

L’artista si rivela “un creativo a tutto tondo.  Sopra le righe, non classificabile. Da anni in piena fase di ricerca in un continuo andirivieni tra passato e futuro senza dimenticare il fanciullo che sta dentro. Un’anima sensibile che trae linfa vitale anche dalla sua Catania, “che ha l’energia di un vulcano incastonato nella terra dalle tre punte, la Sicilia, ma che ancora oggi vive una condizione di chiusura”.

Il concetto di Arte assume diverse forme. Per lui è pura visione messa in circolazione.

Imprints al cortile Minoriti di Catania è anch’essa una storia che non si dimentica: “Prendete il peso di ogni impronta, danzateci intorno, legatele attraverso l’amore, viaggiate dentro l’unione, sentite il calore, perdetevi dentro il cuore, e poi rilassatevi, guardate l’insieme dei colori”.

E poi, ecco imporsi benevolmente la forza della natura nelle foglie dalle forme geometriche. 39 dipinti. Come filigrana una foglia, unica come il dipinto, e allo stesso tempo unita alle altre poiché provenienti dallo stesso albero. Foglie raccolte dentro un’alba. Percorso, strumento, viaggio, tre parole che precedono il sogno. Siamo foglie dello stesso albero.

E’ tanti passi avanti Claudio Arrezzo di Trifiletti, la cui Arte certamente denuncia, denuncia i mali del mondo ma anche ne trova le soluzioni. I pensieri sullo scritto di “Respira Arte Catania” ne sono un valido esempio: “Catania mi emoziona, Anima che canta, cuore che danza”…

“Io cammino, incontro, vedo, e prima ancora sento”, afferma. Sì, poiché attraverso la pittura, decodifica ciò che non riesce a vedere ma a sentire poiché le sue guide sono dentro il sentire. E dunque cosa avverte l’artista nell’espressione del suo lavoro, attraverso i colori che lo portano ad una dimensione superiore? In Primavera dipinti Acrylic esprime la dimensione del pensiero, che si immerge sull’orizzonte di una scintilla che è nata per amare; in pittura fluida l’occhio vede e riflette ciò che sente; in costruzione dipinti acrylic conferma la sua fede sulla consapevolezza che “tutto è possibile per chi crede”, che “l’amore è il centro dell’Universo” e ancora “Sovrana di ogni vita è la coscienza” e che “non esiste crescita senza errore”.

In questo viaggio “fantastico”, continuano le sue colorate visioni nei lavori: Famiglia dipinti acrylic, Codici, Imprints Venice e ancora Atto poetico Venezia, in quel luogo che è testimone d’ispirazione: “lasciare impronte significa lasciare tracce”.

Ed eccola la sua connessione che prosegue con Venice Italy needs love. Il futuro felice consiste nel guardare oltre le apparenze. “Quando si è connessi la parola è superflua.

E’ un percorso. Claudio Arezzo di Trifiletti ci prende per mano: Attimi Dipinti Acrylic, Rosso Blu, Arte concettuale, Memoria Artista Sicilia –  in cui emerge il concetto della memoria, dei simboli, della geometria che sceglie il centro, facendo riemergere l’equilibrio – Ancora, Introspezione e Giardino, Illuminazione e Risoluzione, Concentrazione, Ricostruzione, Contemplazione e Rigenerazione…….

E poi i dipinti vulcano Eolie Sicily Acrylic.

Come definire l’esplosione di idee, pensieri, energia?

Daniela Aquilia, nella sua recensione, scrive che fonte d’ispirazione non sono oggetti, luoghi o persone ma l’energia emanata dalla materia che diviene la traccia sulla quale dipingere la frenetica comunità contemporanea, bombardata quotidianamente dai media. Chiave di lettura delle opere dell’artista è la cultura underground.

Vi è luce nelle sue opere così come in Note di Luce, descritta da Carmelo Arezzo di Trifiletti come “opera che esprime energia ed equilibrio cromatico”.

Pubblicato da arte involontaria

Omaggio Palazzo della Cultura Catania - Installazione Trovare una Soluzione (2011) Casa Museo Sotto l’Etna - Embrione "Il Giardino dentro il giardino" Villa Bellini - Indagini microcosmo. Pensatore di questo mondo, l’arte si pone un quesito: Trovare Soluzione. Autentiche angolazioni, naturale essenza si spoglia dell’artefatto. Dove le foglie si poggiano, spazio prende forma, ossigena la mente, dinamica sente, si assenta, trasforma. Dimensione onirica al chiaro di luna.